Evoluzione tecnologica: digitale a "luci rosse". Breve storia dei formati e dei supporti.
Mio nonno era un forte appassionato di fotografia, fotografo e collezionista di riviste settoriali contenenti tra l’altro nudi artistici e paginoni centrali di Playboy. Ho in studio ancora la sua cinepresa con pellicola cinematografica formato "Super 8", quella resa celeberrima per le riprese dell'assassinio di Kennedy e che nei videoclip musicali moderni si utilizza come effetto visivo di post-produzione, simulando colori, grana, velocità ed esposizione tipico delle riprese vintage, soprattutto quelle a “luci rosse”.
“Perché scrive tutto ciò?” direte voi...
Sono da sempre affascinata dall'Eros che l'immagine mi inebria. E come in un film di Tinto Brass mi è capitato di accendere un vecchio proiettore a bobina, vedere pellicole datate e trovare riprese antiche di un genere che oggi viene definito come "amatoriale" o "homemade".
Lo sapete che è proprio grazie al cinema pornografico (non solo, anche i videogiochi ne sono in parte responsabili) se negli ultimi 40 anni abbiamo cambiato almeno 4 formati di distribuzione delle informazioni?
"Eh? Cosa hai scritto?". Le vedo le vostre facce perplesse; e la vostra Valentina (look “sexy secretary” va bene?) è qui apposta per... oh, che bella la scollatura del vestito, si vedono le tett… ehm ... dicevamo?
Negli anni '90 era un tripudio di videocassette VHS (Video Home System) e video-registratori, alcuni davvero ipertecnologici se considerata l’epoca e negli stereo Hi-Fi in alcuni casi era presente già il lettore di Compact Disk. La maggior parte del materiale erotico e delle produzioni pornografiche era inciso, o registrato, su di un nastro magnetico. Si compravano le "cassette" in edicola ed al liceo, ricordo, negli spogliatoi non era raro imbattersi in riviste stampate e cassettine allegate che poi puntualmente saltavano fuori alla prima festa tra teenagers con casa libera da genitori insieme a cocktail sperimentali e al gioco della bottiglia.
Le produzioni erano infinite: videocassette di ogni genere, per “scambisti”, “lesbo” e “BDSM”, “gay”, “etero”, “PornoGlam”, “Fetish”... Chilometri infiniti di nastro magnetico intriso di ogni passione e perversione che nemmeno in modo così difficoltoso poteva essere duplicato in casa e condiviso con gli amici. Con così tanto materiale a disposizione ben presto il problema divenne il supporto.
E sì, perché prima dei Giga le informazioni viaggiavano in minuti. Trenta minuti, un'ora, un'ora e mezza. Era il tempo massimo fornito dal formato. Capite da soli che il mezzo fisico non era sufficiente a contenere tutto il “ben di Dio” che c'era là fuori.
Facciamo un salto indietro negli anni '70: la nuova aria di libertà post Vietnam soffia nelle strade delle grandi metropoli americane, dove nasce uno stile appariscente, frutto della raggiunta emancipazione degli afroamericani ma anche figlio degli acidi e della cocaina, degli eccessi artistici Newyorkesi e musicali californiani, che trova nella moda, nell' arte e nel cinema una sua eterna identità.
In quegli anni i film per adulti e quelli tradizionali si contendevano non solo “starlette” ed attori di grosso calibro, ma anche il pubblico e i titoli a caratteri cubitali dei Cinema delle “Boulevards”. All'epoca le immagini per il grande schermo viaggiavano su bobine di pellicola chiamate in gergo "pizze" mentre nelle case private cineprese ad 8mm registravano compleanni, feste ma anche festini ed incontri amorosi a luci rosse.
I film che giravano su proiettori non si scaricavano dalla rete, ma si compravano su pellicola che in base al diametro ed al "passo" (velocità del fotogramma) potevano durare dai due minuti e mezzo ai 45 (un po’ come il sesso...!). Il problema però non era cambiato. Anche negli anni 90 era impossibile contenere l'intero media cinematografico nel Super 8. La pellicola non era sufficiente.
Ritorno al futuro: metà anni 90.
Pamela Anderson e Tommy Lee sono il clip più scaricato del web. Il file viene salvato su cd-rom e consegnato alla storia.
Il digitale soppianta l'analogico. I compact disk sono il supporto più capiente e immediato che esista.
640 megabyte di meraviglie binarie. Le cineprese vengono sostituite dalle videocamere e la pellicola ha un nuovo nome che si chiama "File".
I responsabili di questa diffusione a macchia d'olio del CD sono fondamentalmente la musica (mp3), i videogiochi e la pornografia. Il tutto per ovvie ragioni di dimensioni e anche se non vogliamo ammetterlo, alle volte, le dimensioni contano davvero. Scambiarsi CD pieni di foto, di film e di musica era quasi come condividere qualcosa oggi, la differenza stava nella fisicità dello scambio, come dicevano i latini “do ut des”...
Saltiamo in avanti altri 10 anni e i CD adesso sono diventati DVD, (Digital Versatile Disk) in grado di contenere quasi 5 Giga di informazioni e tutte le performance erotiche di un mercato (quello della pornografia) che sembrava aver trovato la sua espressione suprema.
Mi corre la necessità di parlare anche della grafica delle copertine e dei menù di navigazione, ma temo sia una deviazione professionale che riserverò ad un prossimo post.
Dal 1965 al 2019, come abbiamo visto, siamo passati dalla pellicola del Super 8, al Betamax (formato sfortunato che ha vissuto ben poco), al VHS, al CD-Rom, al DVD ed al Blu Ray, che ha sostituito il DVD e supporta contenuti in Full HD ed Ultra HD, fino alle chiavette USB dalle più svariate capienze.
Inutile dire che oggi le informazioni viaggiano su rete e i film sono file in formato “Mpg” che l’utenza guarda in “streaming” su tutte le piattaforme di distribuzione video da Netflix a Pornhub, ma se guardiamo attentamente siamo stati testimoni di una strepitosa rivoluzione. Fautori di questo grande cambiamento tecnologico sono i videogiochi e ovviamente il porno, che proponendo contenuti in grado di catturare un'immensa fetta d'utenza hanno decretato anche il successo del formato di distribuzione.
Credits: Barn Wallpaper, Aeria Games, Voce di Napoli, Musica Notizie